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Il Galletto, il Gatto e il Topolino


Un Topolino ingenuo, che nulla ancora conoscea del mondo, un giorno fu lì lì per essere pigliato, e il brutto rischio raccontava alla mamma sua così:
- Non ero ancora andato oltre i monti, che fan cerchio allo Stato, e camminavo lesto, alacre, come un giovin topo che vuol farsi un nome, quando a un tratto scopersi, o mamma mia, due diversi animali sulla via.
L'un di questi parea dolce, grazioso, ma l'altro turbolento, fiero, agitato, iroso, aveva in testa un elmo rosso e vivo, e tratto tratto apria sul fianco un certo braccio, ond'egli spicca nell'aria il vol. Lo strano spauracchio voce ha feroce e stridula e a guisa di pennacchio spiega una coda variopinta e ricca -.
Voleva il Topolin parlar d'un gallo, ma fece una pittura così strana, che non si fa d'un'orca o d'un sciacallo, né di qualunque bestia americana.
- Vedessi, mamma, egli si batte i fianchi colle due braccia e strilla e fa un fracasso che pare satanasso. Anch'io, che, grazie al ciel, non fo per dire, non manco d'ardimento, provai tanto spavento che a buon conto ho pensato di fuggire. Ma son quasi pentito, ché avrei voluto stringere amicizia con quell'altro animal tanto pulito.
Questo ha un pel di velluto, sulla moda del nostro pelo, variegato e liscio, ha morbida, magnifica la coda, e un occhio così mite e sì lucente da innamorar la gente. Io credo che fra i topi egli sarìa capace d'ispirare simpatia... Di più, che cosa vuoi? Ha perfino le orecchie come noi. Se non era quell'altra bestiaccia a ricacciarmi indietro, subito gli correvo nelle braccia.
- Male per te, figliuol, - disse la madre, - l'animal grazioso e benigno sotto apparenza ipocrita è un nemico terribile e maligno; mentre l'altro, di cui tanta paura racconti, è un animal inconcludente, che un giorno o l'altro, quasi son sicura, vedrò sopra il mio piatto. Ma il Gatto, questo Gatto che t'è sembrato così bello e mite, fa dei topi polpette saporite. Mentre vivrai, ritieni che da topo non è troppo prudente dall'apparenza il giudicar la gente.