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Iasì (Mito Tupi)



Il giovane guerriero non pensava ad altro, quella ragazza che di notte lo raggiungeva sulla sponda del fiume e nel silenzio l'amava era ciò che di più importante la vita potesse offrirgli. Quel giorno poi una nuova eccitazione lo pervadeva.
Finalmente grazie ai consigli del pajè (scimano) , avrebbe scoperto chi si celava in quel corpo di donna, conosciuto solo nell'oscurità.
Durante l'incontro della sera prima infatti si era premurato di macchiare la fronte di lei con nero di genipapo, contro il quale neppure l'acqua può nulla.
Accovacciato tra i cespugli, egli attendeva il passaggio delle fanciulle di ritorno dal bagno. Il suo cuore pareva un tamburo di guerra che il petto non dominava, ma d'improvviso...un tonfo: poco più in là due giovani si burlavano di sua sorella minore per via di strane chiazze nere che questa portava in fronte.
L'estasi divenne incubo, presto condiviso dall'amata alla quale lui disperato, confessò la disperata verità. La fanciulla in preda allo strazio, decise di fuggire nel cielo e, dopo aver riempito di frecce la faretra, si recò sulla riva del fiume. Il primo dardo colpì la cupola celeste e i restanti si conficcarono uno dentro l'altro, così da formare una solida liana sulla quale, agilmente, la ragazza s'arrampicò.
Da allora vive sospesa nel firmamento.
Il suo nome è Iasì, che in lingua Tupi significa Luna.

curiosità 
Il genipapo (Genipa americana) è un frutto ampiamente usato dagli indios nelle pitture corporali. Di tinta inizialmente violacea, a contatto con l'aria si ossida annerendo. Passando sulla pelle penetra nei pori venendo alla lunga nascosto dal sudore.